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Somno, d’ogni pensier placido oblio
Somno, d’ogni pensier placido oblio,
et de gli affanni human tranquilla pace,
perchè fuggir di me tanto ti piace;
vien da ragione, o vien dal furor mio?
Lasso!, che del mio cor fiamma son io,
ch’ardendo ne l’ardor son più vivace;
et del vegghiar cagione è l’impia face,
Accesa dal superbo, alto desio.
O forse il somno vuol da me fuggire,
temendo il foco mio, verace inferno,
ch’arde et tormenta et non può far morire.
Amor tu ’l fai; ché chi sotto ’l governo
vive del regno tuo, non può dormire,
né riposar, se non col somno eterno.
Ecco la notte: el ciel scintilla e splende
Ecco la notte: el ciel scintilla e splende
di stelle ardenti, lucide et gioconde;
i vaghi augelli et fere il nido asconde,
et voce humana al mondo hor non s’intende.
La rugiada del ciel tacita scende,
non si move herba in prato o ’n selva fronde;
chete si stan nel mar le placide onde:
ogni corpo mortal riposo prende.
Ma non riposa nel mio petto Amore,
Amor, d’ogni creato acerbo fine;
anzi la notte cresce il suo furore:
ha sementato in mezzo del mio core
mille pungenti, avelenate spine,
e ’l frutto che mi rende è di dolore.
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