Bernardo Cappello (1498-1565)

Se ‘l breve corso della vita umana

Se ‘l breve corso della vita umana
lunghe speranze incominciar ne vieta,
ond’è che non si spegne e non s’acqueta
l’accesa nostra ambizione insana?

Se non ci dimostrasse e corta e vana
la vaghezza che n’arde et inquieta
il tornar e ‘l fuggir del gran pianeta
e la poco anzi bionda terra or cana,

direi che ‘l mendicar gemme e tesori
e ‘l procacciar scettri, corone e fama
fosse propria e di noi lodevol cura;

ma se la morte e ‘l tempo strugge e fura
le ricchezze, le vite e i nostri onori,
perché pur sol quest’ ombre e non Dio s’ama?


Alma, a che dietro a ciechi sensi i passi

Alma, a che dietro a ciechi sensi i passi
Pur movi per la via, ch’a morte mena?
Ratto distorna il piè saggio, ed affrena
Tuo folle ardir, ch’omai tropp’oltre passi.

L’erta sassosa, ch’a man destra lassi,
Di breve affanno, e gioie eterne è piena:
Già sai tu, che tra i fior di questa amena
Umana piaggia il serpe ascoso stassi;

Il cui velen son ozi, e van diletti,
Perigliose ricchezze, e servi onori,
a Dolce liquor pien di mortali effetti.

Qual sei formata, guarda, e de’ tuoi errori
Pentita, e scarca de terreni affetti,
Prendi altra strada, e scorte altre migliori.



Questi son luoghi solitari e queti

Questi son luoghi solitari, e queti,
Ove appagando in parte i miei desiri,
Posso scovrir, quanto de’ miei martiri,
Altrove aprir giusta cagion mi vieti.

Voi dunque aprici colli ameni, e lieti
Adorni di smeraldi, e di zaffiri;
E voi fide compagne a miei sospiri,
Dolci aure, udite or gli alti miei secreti:

E tu, che dolcemente i fiori, e l’erba
Con lieve corso mormorando bagni,
Tranquillo fiume di vaghezza pieno;

Se ‘l Cielo al mar sì chiaro t’accompagni;
Se punto di pietade in te si serba,
Le mie lagrime accogli entro al tuo seno.
Questi son luoghi solitari e queti

Questi son luoghi solitari, e queti,
Ove appagando in parte i miei desiri,
Posso scovrir, quanto de’ miei martiri,
Altrove aprir giusta cagion mi vieti.

Voi dunque aprici colli ameni, e lieti
Adorni di smeraldi, e di zaffiri;
E voi fide compagne a miei sospiri,
Dolci aure, udite or gli alti miei secreti:

E tu, che dolcemente i fiori, e l’erba
Con lieve corso mormorando bagni,
Tranquillo fiume di vaghezza pieno;

Se ‘l Cielo al mar sì chiaro t’accompagni;
Se punto di pietade in te si serba,
Le mie lagrime accogli entro al tuo seno.



Torna alla pagina: “Le più belle poesie della lingua italiana”