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Come assettata cervo ognor desia
Come assettata cerva ognor desia
fresca fontana o rivo,
così l’anima mia,
il mondo e i suoi diletti avendo a schivo,
te, Fonte eterno e vivo;
onde, sì come da vena surgente,
si deriva un licore
che ebbra rende la mente
e la riempie d’un santo furore
Del tuo divino amore.
Quando fie mai che sciolta et ispedita
da le cure mortali
di questa ombra di vita
verso le case tue celestiali
dispieghi ambedue l’ali?
Quando sarà già mai ch’esca da queste
de la miseria umana
terrene, atre tempeste,
de’ suoi piacer de la speranza vana
l’alma libera e sana?
Prendi il timon di questa fragil barca
tu Scorta e tu Nocchiero,
sì che leggera e scarca
de le merci del mondo lusinghiero
la meni in porto vero;
nel vero porto d’eterna salute
e di perfetto bene,
a quelle di virtute
sempre beate e sempre fide arene
d’ogni diletto piene.
Quando all’erma, palustre ed ima valle
di questa vita errante
rivolgerò le spalle,
e seguirò, leale e fido amante,
le tue vestigia sante,
e vedrò ne la tua serena fronte,
nel lampeggiante viso
che rende ogni orizzonte
e lucido e seren sol con un riso,
il ben del Paradiso?
O sempre per me di lieto e beato
che ‘l mio lungo desio,
da varie trasportato
cure di questo mondo infame e rio,
condurrà avanti a Dio!
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