Enrico Cavacchioli (1885-1954)

Primavera borghese

Tardi viali, impigriti nell’ombra calda dell’ultimo sole!
Si confondono le cose in una nube diafana di lontananza
e gli alberi protendono le grandi braccia vestite
di una frangia verde di foglie vive,
sui sedili solitari: dove bisbigliano gli amanti primaverili.

Quest’angolo di mistero spalanca i panorami azzurri
del desiderio in tutte le pupille che sognano,
e il desiderio ad ogni istante si raddoppia.
Passano una alla volta, coppia dopo coppia,
uomini e donne avvolti in mantelli di tenebre.
Vanno col passo stanco come se indugiassero sui loro baci,
come se camminassero sulle loro parole dolcissime:
nel paese degli innamorati
che la primavera accende di piccole lucciole sentimentali.

La città si è dimenticata del grande giardino, che vive
all’ombra solitaria della sua decrepitezza,
ed all’infuori di queste ombre d’amore, che passano
abbracciate, forse per una volta sola, in cerca della gioia,
nessuno disturba il silenzio della solitudine borghese:
nemmeno i grilli!

Gli alberi soli si profilano nel cielo, dondolando
le braccia, quasi che ad ogni coppia che passa
e si allontana sulla cadenza dei baci lunghissimi,
volessero lanciare una pioggia di fiori:
come un pugno di confetti.
Diventano più violetti
ad ogni minuto: poi s’inchinàno alle stelle
in un gaglioffo saluto,
e s’addormentano in un’estasi generale
immobili: per non turbare con la presenza importuna
questi falsi richiami ciabattoni
di falsi innamorati: troppo ubriachi di luna….


Bivacco

I monti inseguono l’ombra turchina delle nubi e dei cirri,
ed un rosario di grù
si snoda nel cobalto d’un cielo indefinito
in una catena perlare: piantata su nuvole d’oro.
Silenzio. Le ale lontane combattono con lentezza
sotto alla nuvolaglia che sale
in uno spasimo floreale
e invade il dominio della luna.

In questo bivacco crepuscolare, che riposa,
si sentirebbe cadere anche la luce di una stella,
anche il petalo d’una rosa,
e l’anima degli uomini sembrerebbe più semplice:
chiusa nel cielo che va oltre le montagne nere,

s’io non vedessi il mio piccolo mondo a cui scavo la fossa
viver dipinto: col suo prato fiorito e con la sua fontana
a getto interminabile, su di un vaso di porcellana
che fa morire tre fiori sulla mia tavola rossa….


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