Fabrizio de André (1940-1999)

Preghiera in gennaio

Lascia che sia fiorito,
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare,
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

Quando attraverserà
l’ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà,
baciandoli alla fronte,
“Venite in Paradiso
là dove vado anch’io
perché non c’è l’Inferno
nel mondo del buon Dio”.

Fate che giunga a voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche,
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.

Signori benpensanti,
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi,
Dio fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all’odio e all’ignoranza
preferirono la morte.

Dio di misericordia,
il tuo bel Paradiso
l’hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura;
l’Inferno esiste solo
per chi ne ha paura.

Meglio di Lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.
Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento.
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento..

Amore che vieni amore che vai

Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai.

E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d’amore
fra un mese, fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai.

Venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d’estate
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.

Inverno

Sale la nebbia sui prati bianchi
Come un cipresso nei camposanti
Un campanile che non sembra vero
Segna il confine fra la terra e il cielo.

Ma tu che vai, ma tu rimani
Vedrai la neve se ne andrà domani
Rifioriranno le gioie passate
Col vento caldo di un’altra estate.

Anche la luce sembra morire
Nell’ombra incerta di un divenire
Dove anche l’alba diventa sera
E i volti sembrano teschi di cera.

Ma tu che vai, ma tu rimani
Anche la neve morirà domani
L’amore ancora ci passerà vicino
Nella stagione del biancospino.

La terra stanca sotto la neve
Dorme il silenzio di un sonno greve
L’inverno raccoglie la sua fatica
Di mille secoli, da un’alba antica.

Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
Cadrà altra neve a consolare i campi
Cadrà altra neve sui camposanti.


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