Francesco Antonio Coppone (XVI secolo?)

Per le sacre stimate di s. Francesco d’Assisi

Mentre in alpestro e solitario monte
orava il santo in estasi rapito,
e contemplava quanto ha Dio patito,
quanto ha per noi sofferto ingiurie ed onte,

d’un serafin le luci eccogli pronte,
che di Cristo il dolor fergli scolpito;
si dolse ei sì, ma fu ch’avria gradito
aver punta di spine ancor la fronte.

Or non più Mongibel fia che si vante,
di fuor serbando il gelo e ’n sen l’ardore,
per un varco spirar fiamme cotante;

ché Francesco l’ardor ch’avea nel core,
entro nevi di pallido sembiante,
spira per cinque bocche Etna d’amore.


Torna alla pagina: “Le più belle poesie della lingua italiana”