Giacomino Pugliese (ca. XIII secolo)


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Isplendiente

Isplendiente
stella d’albore
e pïagente
donna d’amore,
ben lo mio cor, c’ài in tua balìa,
da voi non si diparte, in fidanza;
or ti rimembri, bella, la dia
che noi fermammo la dolze amanza.
Bella, or ti sia
a rimembranza
la dolze dia
e l’alegranza
quando in diporto istava con vui,
basciando dicìa: “Anima mia,
lo dolze amore, ch’è ’ntra noi dui,
non falsasse per cosa che sia”.
Lo tuo splendore
m’ave sì priso,
di gioi d’amore
m’ave conquiso,
sì che da voi non auso partire,
e non faria se Dio lo volesse;
ben mi porria adoblar li martire,
se ’nver voi fallimento facesse.
Donna valente,
la mia vita
per voi, più gente,
è ismarita:
la dolze aita è lo conforto
membrando ch’èite a lo mio brazo
quando scendesti a me in diporto
per la finestra de lo palazo.
Allor t’èi, bella,
in mia balìa,
rosa novella,
per me temìa.
Di voi presi amorosa vengianza;
oi ’n fide rosa, fosti patuta!
Se ’n mia baglia avesse Spagna e Franza,
non averei sì ricca tenuta!
Ch’io mi partia
da voi intando
dicivi a mia
in sospirando:
“Se vai, meo sire, e fai dimoranza,
ve’ ch’io m’arendo e faccio altra vita,
già mai non entro in gioco, nè in danza,
ma sto rinchiusa più che romita”.
Or vi sia a mente,
oi donna mia,
che ’ntra la gente
v’èi in balìa.
Lo vostro core non falsïasse:
di me, bella, vi sia rimembranza!
Tu sai, amor, le pene ch’io trasse.
Chi ne diparte mora in tristanza!
Chi ne diparte,
fiore di rosa,
non abbia parte
in buona cosa,
che Deo fece l’amor dolce e fino.
Di due amanti, che s’amar di core,
assai versi canta Giacomino,
ora, che si diparte di reo amore.

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