Luigi Pirandello (1867-1936) 

Ai lontani 

Ancora forse sul turbato mare
scendon le nubi a sera, entran per gli ampî
veroni a illuminar le stanze i lampi,
e si vede la notte sussultare.
 
Forse fra le cataste alte del solfo,
ancora, al mite lume siderale,
su l ’arso lido strillan le cicale
ne la calma purissima del golfo.
 
Salpa da l ’intricato porto a sera
con flosce vele qualche nave, a lento,
mentre il faro s ’accende e nessun vento
spira su l ’acque e sale una preghiera.
 
Ancora queste cose io sento, io vedo,
come se m ’accogliesse non mutato
la vecchia casa ne l ’antico stato,
e tra la madre e la sorella io siedo.
 
Da questa casa tu, dolce sorella,
a nozze uscisti, ed or ne sei pur lunge…
Ora anche te forse un rimpianto punge!
Oh se insieme vi fossimo! Di quella
 
vecchia musica mesta ho tanta sete!
Tu suoneresti ne l ’attigua stanza,
io comporrei con l ’estro che m ’avanza
un canto smanïoso di quiete.
 
Secche son le mie labbra e gli occhi stanchi
di questa fiamma ond ’arsa, io temo, è già
tutta l ’anima mia, se piú non sa
quel che giovar le possa, o che le manchi.
 
Pianse la madre nel veder da fieri
desii condotto fuor del fido tetto
paterno il figlio; attese che l ’affetto
lo ritornasse a lei… Madre, e pur jeri
 
m ’animasti a fidar ne l ’avvenire…
“Resta lungi da me, figlio; non darti
alcun pensier di noi. Ben vorrei farti
contento, o figlio, a costo di morire!”
 
Io resterò cosí sempre lontano.
Troppo è il cor mio disajutato ormai.
Son caduto, son vinto. E non vedrai
che il sacrificio tuo, madre, fu invano.

Casa romita 

Casa romita in mezzo a la natia
campagna, aerea qui, su l’altipiano
d’azzurre argille, al cui sommesso invia
fervor di spume in mare africano,

te sempre vedo, sempre, da lontano,
se penso al punto in cui la vita mia
s’aprì piccola al mondo immenso e vano:
da qui-dico-da qui presi la via.

Da questo sentieruolo tra gli olivi,
di metastro, di salvie profumato,
m’incamminai pe’l mondo, ignaro e franco.

E tanto, ò fiorellini schivi.
Tra l’erma siepe, tanto ho camminato.
Per ricondurmi a voi, deluso e stanco.

Elevazione 

Com ‘aquile avvolgenti a un brullo monte
corone ampie con l ‘ali poderose,
larve di gloria in torno a la mia fronte
si raccolgon superbe, e scudo a l ‘onte
mi son dei fati avversi e de l’irose
passïoni terrene ed altre cose
le virtú richiamando, accorte e pronte.

Fermo l ‘animo a loro, io vo seguendo
questo acuto desio che mi conduce
de la ragione a le piú alte cime.

E con molto pensier, sereno, ascendo,
che d ‘esser nato la perfetta luce
mi consoli sul vertice sublime.


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